Meditazioni 2020 [Versione Italiana]

Meditazioni 2020 [Versione Italiana]


“La cosa più terrificante è accettare se stessi completamente”

Carl Gustav Jung

Su un volo per Hong Kong/ 5 Gennaio 2020

Una canzone dal titolo 2020 suona nei mie ricordi adolescenziali che si scontrano con il presente capitolo pieno di desideri inaspettati e nuovi territori da esplorare.

Le paure gradualmente svaniscono ma fanno ancora presa su quelle parti nere che molte persone sono sicure di portare dentro, bagagli emotivi che ostacolano il bisogno di visioni, l’agitazione sotto la pelle, un amore esplosivo che non sembra vero, il ritorno alla bella e difficile realtà di Hong Kong.

Tra le note di canzoni quasi dimenticate si inseriscono immagini, echi degli anni della formazione personale, conoscenze teoriche che vogliono nuovo spazio, verità dimenticate in cerca di un aggiornamento da scaricare e nuove informazioni, esperienze che si fanno strada nei turbinii galattici, la polvere di stelle che mi ostruisce le reni, guerre batteriche interne che mi lasciano ogni volta diverso, un fiume in divenire, una goccia dell’oceano sul quale gli scherzi del destino continuano a farmi navigare. La mia anima preferirebbe cercare la pace e l’energia tra cime rocciose, o nell’abbraccio di una fitta foresta che cresce indisturbata, ma continuo a rimanere ad altitudine 0 s.l.m., chissà per quanto tempo. Divengo e abbandonandomi a ciò, svaniscono le preoccupazioni teleologiche.

Questi e altri sogni mi visitano mentre sorvolo un oceano sconosciuto. Gli assistenti di volo spingono i loro prodotti in vendita, ma il mio bisogno di mettere tutto sulla pagina mi tiene concentrato sul tenere aperto questo portale, quell’immaginazione creativa che è il più grande potere, insieme al pollice opponibile e alla posizione eretta, o che forse è un conseguenza di questi.

Desidero catturare le note del ritmo che attraversa ogni momento, ma mi sento sordo e cieco, a parte in quei rari momenti in cui mi metto con una rete ai bordi del torrente. Entro a passo lento, acque cristalline lambiscono le ginocchia. Visioni appaiono sotto la superficie, circondano i piedi, sembrano mordermi. Procedo incerto per paura di scivolare, di fare una figuraccia, mi mancano fermezza e fiducia. Percepisco finalmente chi sono, nella fusione tra cielo e acqua e pietre, nei rimbalzi di luce sull’acqua limpida, al confine tra Me e il Mondo, quel posto che occupo in ogni secondo, anche seduto in un sedile leggermente stretto di un volo di linea, o sfrecciando su una strada attaccato alla piattaforma rigida di un trattore a due ruote, o nella sala d’attesa di un ospedale troppo vuoto.

Seduto o in piedi, in movimento o in pace, il reticolo di relazioni, fili di luce che convergono in un punto in costante movimento, trame di una realtà solida ed effimera, rimangono attivi e in mutamento, catturati dal respiro e dall’attenzione.

Mentre medito sui fili che mi attraversano, sono ancora sorpreso dal corso degli eventi e sempre più convinto che ciò che mi sta accadendo, al di là delle inutili categorie di positivo e negativo, sia molto più ricco, più intenso, generoso di quello che posso aspettarmi , pianificare o desiderare. Che i doni di tutti i giorni superano i miei desideri più sfrenati, voglie unidimensionali legate ad attaccamenti frivoli, fissazioni che mi limitano più che accrescermi: avidità, gola, orgoglio, lussuria, elementi che danno sapore ai giorni o voglie che portano infelicità perenne?

Aprirsi ai doni del presente è liberarsi dal giogo miope dell’ego?

Ho sempre creduto di avere il freno a mano tirato durante l’adolescenza, durante gli anni dell’università, fino ai primi passi nel mondo degli adulti. Lo ripetevo a me stesso e agli altri. Relazioni interpersonali, abilità creative sono state sacrificate a preoccupazioni, insicurezze, mentre all’interno un motore di infinita forza spinge instancabilmente.

Poco a poco, di fronte ai crocevia più o meno piacevoli della vita, la leva inizia a cadere, guadagno velocità, diminuisce la resistenza. Gli eventi mi colpiscono, sorprese inaspettate nascoste dietro ogni curva. A volte ci sono salti, buche, nuvole di polvere che vorrebbero soffocarmi e venti che mi fanno rabbrividire. Eppure la ruota porta quello di cui ho bisogno, al momento giusto, e io cerco di mettermi comodo, tra immaginari sacchi di riso e polli che starnazzano, il cocchiere cieco e sordo canta una litania sconosciuta.

Non si tratta di fatalismo, determinismo o rassegnazione. Le azioni di ogni giorno contano, non agire e lasciarsi trasportare come una foglia è semplicemente impossibile. E’ il tempo passato a rimuginare sopra l’agire, il calcolo costante per cercare di prevedere tutto, che non aggiungono valore, solo strati di significato che appesantiscono.

Il 2020 arriva a rotta di collo. Un numero progressivo dettato dalla necessità di regolarità, un fenomeno ciclico che presto verrà consegnato al passato dall’azione del divenire per fare spazio al nuovo ciclo.

Da quando la leva del freno a mano ha iniziato a scendere, ho evitato di formulare obiettivi, piani, progetti, risoluzioni preferendo farmi stupire da ciò che viene.

 Molti parlano dell’importanza di stabilire obiettivi realistici, soprattutto all’inizio dell’anno, evento arbitrario che influenza l’immaginazione comune. Ho sempre lottato contro questi propositi, e per una volta sono felice che in questo faccia schifo.

Qualsivoglia pensiero formulato si arrende al cospetto della crescita, che succede incessante, da seme a embrione, da feto a piccolo uomo. L’illusione di controllare questo fenomeno spontaneo e irreversibile è un blocco che tarpa le ali. Il progresso, l’incontro con vecchi e nuovi ostacoli, l’apprendimento dall’esperienza sono ciò che più mi interessa.

Seguo la convinzione che non ci sia nulla di sbagliato in me, niente da correggere, migliorare, che la colpa fondamentale che portiamo è una costruzione sociale, e come tale è soggetta a manipolazione esterna ed interna. Sto migliorando anche se non mi va, e son sempre più consapevole che “facendo” e “provando” o peggio “sforzandomi” creo più ostacoli di quanti ne elimini.

Questo è il motivo per cui preferisco formulare direttive gentili, linee guida, buone pratiche, che a volte trovo utili se mi fermo e rifletto, quando il vento scende e il mare è piatto e non puoi andare da nessuna parte. Formulo piccole lezioni apprese, un vademecum. Rammendo, pulisco, organizzo.

In particolare mi concentro su alcune meditazioni che potrebbero aiutarmi a creare delle buone pratiche:

– Smettere di definirmi e usare categorie come nazionalità, occupazione, genere, età. Smettere di preoccuparmi se sia o meno bello / brutto, intelligente / stupido, sano / malato, limitazioni nel campo d’azione. Non aiutano.

– Fidarsi del mondo interno: senza imporlo agli altri, ma avendo cura di condividerlo nelle forme e nei modi più facili e divertenti. La discrepanza con le immagini che vengono da fuori non sono una maledizione, ma segni di unicità.

– Rispondere alle chiamate: un’anima speciale mi ha insegnato a resistere alla tentazione di dire no ai richiami della vita e di fare tutto il possibile per rispondere Sì, o almeno Forse, senza chiudere le porte a possibilità emergenti.

– Scrivere il più possibile, per aiutare la memoria, per registrare le vibrazioni del presente piuttosto che per scopi utilitaristici: questo consiglio mi è stato dato da Oliviero, un grande artista, pittore e creatore eccezionale, il quale ho avuto il privilegio di incontro grazie a un incontro inaspettato. Un regalo che i miei desideri ristretti non potevano nemmeno formulare.

– Finire ciò che si inizia: un’area di miglioramento molto importante che consente di eliminare i pesi in eccesso.

– Abbandonare oggetti, situazioni e persone non necessari: elimina le proprietà che non hanno una funzione e collezionarle solo perché UN GIORNO saranno utili.

– Chiedere ciò di cui hai bisogno: visualizzare in dettaglio i bisogni e i desideri, e attendi che si manifestino, sapendo che non tutti i desideri saranno soddisfatti, ma anche che “chi cerca trova” funziona come un incantesimo.

– Creare con le proprie mani : nonostante le difficoltà, il giudizio interno ed esterno, è importante creare oggetti, giocare con la materia, per ricordarsi che modificare la materia è un’attività sacra.

E infine:

– Continuare ad abbassare la leva del freno a mano, permettendo ai sensi e all’attenzione di abituarsi all’aumento della velocità, di rispondere alle perturbazioni caotiche onnipresenti e di seguire la musica del cosmo che risuona in ogni momento.

Questa è la formula per sbarazzarsi dell’illusione del controllo e partecipare alla danza cosmica in cui, lo vogliamo o no, siamo una parte essenziale.

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